Tra i miei dolci modenesi preferiti c'è sicuramente la torta di riso, sulla cui origine non mi sbilancio, anche se da sommarie ricerche mi pare si possa attribuire alla tradizione ebraica.
Nel quaderno di mia madre c'erano due ricette piuttosto diverse una dall'altra, una appunto di provenienza ebraica, della zona di Finale Emilia, l'altra invece di non meglio specificata provenienza intramoenia. In effetti, assieme all'erbazzone dolce, la torta di riso è un classico della pasticceria modenese, anche se devo ammettere che non sempre le torte di riso che trovo in circolazione suscitano il mio entusiasmo. Sarà forse per il minimalismo di certe versioni, dove oltre al riso e alle uova c'è praticamente il nulla, sarà perché spesso vengono abbinate ad una base di simil pasta frolla che le rende un mattone piuttosto insulso, insomma, che devo dirvi, a me piace di più la mia versione, leggermente profumata al mandarino, risultato della fusione di queste due vecchie ricette.
Ingredienti:
1 litro di latte
200 di riso (rolo, arborio, vialone, carnaroli)
200g di zucchero
100g di mandorle
15g di burro
50g di mandarino candito
4 uova
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 bicchierino di liquore all'anice tipo sassolino
una punta di cucchiaino di cannella macinata
pangrattato q.b.
sale q.b.
Procedimento:
versare il latte in una pentola assieme allo zucchero, alla vaniglia e a un pizzicone di sale. Quando inizia a bollire, versare il riso e mescolare di tanto in tanto. Mentre il riso cuoce, tostare le mandorle con una noce di burro, muovendole continuamente. Le mandorle devo diventare color marroncino chiaro, senza bruciarsi. Quando saranno ben tostate, spegnere e mettere da parte. Intanto assaggiate il riso, che per i miei gusti deve rimanere al dente, non spappolarsi.
Se il riso è cotto, spegnete e lasciate raffreddare. Approfittatene per triturare le mandorle e aggiungerle al riso, assieme al liquore e al mandarino candito tritato finemente. Nel frattempo imburrate uno stampo a cerniera e cospargetelo di abbondante pangrattato. Quando il composto è quasi freddo unite le uova sbattute amalgamando il tutto. Accendete il forno sui 180-190 gradi. e quando sarà giunto a temperatura infornate per circa 50 minuti o un'ora, molto dipenderà da quanto è umido il composto. La torta di riso dev'essere ben cotta, la parte superiore presenterà la tipica pellicina rossastra, mentre l'interno rimane piuttosto umido.
È una torta da consumare entro 2-3 giorni, ma dopo averla lasciata riposare almeno qualche ora.
Turista a Pistoia
4 giorni fa
14 commenti:
MI PIACEREBBE PROPRIO ASSAGGIARE questa versione perché concordo con te che spesso sono insulse...
Que rico! es toda una novedad para mí este pastel. No tengo nada parecido en mi repertorio, jeje, así que lo anoto..
un abrazo
Gaby
Stefania,
oggi ho prodotto una variante della torta di riso, al cioccolato e cardamomo, a questo punto non puoi più tirarti indietro.
Ciao!
Gaby,
si te gusta el típico arroz con leche, este pastel de arroz no puede decepcionarte, a lo mejor le echas mas canela para que quede con un sabor parecido a eso.
Hasta pronto!
Hola Flavio,
Pues mira que me sorprendiste con este pan. Se me antoja mucho con cardamon. Muy interesante.
Sai che è uno dei dolci tipici italiani, tradizionali per intenderci, che sempre mi ha colpito? E non l'ho mai assaggiato, ma questo uso del riso mi sembrava fantastico e sorprendente.
È da tempo che mi gira in testa la idea, la voglia, di prepararlo. È indistinto la varietà di riso che usi, tra quelle menzionate? Il rolo non lo conosco...
Tanti saluti,
Marcela
P.S.: dimenticavo, il mandarino candito, è tradizionale o parte della tua versione?
Mely,
le puse cardamon en la versión que lleva chocolate, en esta que ves aquí el cardamon no está porque ya tiene anís, almendra y mandarina.
En cuanto pueda voy a poner la receta con chocolate, es queria darles unos dias de descanso... :-D
Ciao!
Marcela,
ben tornata!
Il mandarino non è "tipico", ma ce l'ho messo per due ottime ragioni:
1. non avevo l'arancia candita
2. mi sembrava che ci dovesse stare bene.
Nella ricetta originale diceva arancia candita, che poi si fa pure meno fatica a trovare da queste parti, il mandarino candito è decisamente più difficile.
Marcela, dovresti preparare questa torta anche perché, come dicevo a Gabriela, mi sembra un parente strettissimo del arroz con leche, per cui non può non piacere a un latino!
Ciao!
ecco la torta di riso... m'arimbalza, proprio non gliela fo'!
... però sono passata a salutarti ;)
ciao!
Marcela,
mi dimenticavo di rispondere alla domanda sul riso.
Io non ci trovo tutta 'sta differenza tra arborio, rolo e vialone, anzi, mi sbilancio, usa un riso italiano qualunque, insomma, basta che non sia di quelli tipo parboiled o il basmati.
Quello per fare arroz con leche dovrebbe andare benone.
Ciao!
Lux,
ben passata! ;-)
Maaaa, perché ce l'hai con la torta di riso?
Grazie Tlaz! Proverò, c'ho pure il vialone e posso trovare il carnaroli, e ti farò sapere certamente... vorrei però aspettare a riunirmi con il mio "assistente di cucina", detto anche "assaggiatore ufficiale". Ci tengono ancora lontani... figurati!
Ti racconto un segreto: io l'arroz con leche lo devo aver mangiato solo un paio di volte. Non è che non mi piaccia, solo che non era abitudine a casa...
Tanti cari saluti,
Marcela
Fatta, con al modifica delle chiare separate dai tuorli e montate a neve, secondo la ricetta di mia nonna. Risultato meno lucido di quello delle tue foto, ma un po' "aereo", meno "effetto Luisona" di certe torte di riso ad alta densitá.
L'aggiunta dei canditi (non previsti in nessuna delle mie ricette di famiglia per via della mamma a cui "fanno schifo") é geniale, non ho trovato il mandarino candito quassú a Norwich e optato per un "mixed peels" di arancia e limone. Che ci stá benissimo.
Non ho neppure trovato il sassolino, e l'ho ricostruito con un po' di kirsch, anice stellato e semi di anice e finocchio, lasciati in infusione e poi allungati con acqua e zucchero.
Per il riso ho usato un po' di originario e un po' di arborio, mischiati assieme che avevo dei resti da finire. Nel latte ho messo un anice stellato, due cardamomi, un po' di scorza di limone e un pezzo di cannella.
Sono sempre contento quando le ricette ispirano nuove varianti, mi dichiaro darwinista culinario della prima e della seconda ora!
Un saluto
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