Era da parecchio che non sfornavo una ricetta di risotto, una delle mie minestre preferite, retaggio delle origini basso-padane in cui proliferavano le risaie di riso Arborio tra Reggio, Modena e Mantova e di vialone nano, nella zona tra Mantova e Verona.
Quando vedevo le risaie dal finestrino della mitica Fiat 850 blu, mentre mi recavo a Mantova per la consueta visita ai parenti della domenica con i miei genitori, rimanevo affascinato nel vedere questi rettangoli di acqua in mezzo al nulla della pianura padana e se capitava di scorgere un trattore con le apposite ruote da risaia, sembrava quasi di assistere ad un miracolo, come se Gesù fosse alla guida del mezzo sul lago di Tiberiade.
Per chi non fosse al corrente Cecco Beppe è il simpatico nomignolo col quale era conosciuto il grande imperatore d'Austria Francesco Giuseppe I, fratello maggiore di Massimiliano I, quello che finì fucilato a Querétaro, nel 1863, nel mio Messico di cui, guarda caso, quest'anno ricorre il bicentenario della Indipendenza e perfino il centenario della Rivoluzione, mica pizza e fichi, di cui parlerò in lungo e in largo a tempo debito.
Ma che c'azzecca Cecco Beppe con questo risotto tlazzesco?
Ebbene, in qualità di Re del Lombardo Veneto tra il 1848 e il 1866, c'è da scommettere che gli sia capitato di mangiare qualcuno degli ingredienti usati in questo risotto, riuniti per l'occasione in questo piatto che m'è venuto così, guardando quel che avevo a disposizione e tirando le gastronomiche somme.
Non so perché ma Cecco Beppe, con quei suoi baffoni inconfondibili, peraltro identici a quelli di Pellegrino Artusi, papà della cucina italiana moderna, che li adottò quando ormai erano già drammaticamente fuori moda, mi ha sempre suscitato un certo rispetto, quasi simpatia. Dopo quasi vent'anni di Berlusconi, ecco, ve lo confesso, m'è venuta perfino nostalgia dell'impero austro-ungarico.
Fate voi.
Questa è in poche parole la genesi di questo risotto in cui abbondano ingredienti tipici del Veneto, la sopressa di Schio, il prosecco di Conegliano, il radicchio trevigiano e il riso vialone nano, con un prestito a buon rendere di taleggio bergamasco.
Ingredienti:
360g riso vialone nano
mezza cipolla piccola
1 radicchio trevigiano
1 fetta di sopressa vicentina
125g di taleggio
mezzo bicchiere di prosecco
un ciuffetto di rosmarino
brodo q.b.
olio q.b.
burro q.b.
Procedimento:
tritare la fetta di sopressa e metterla da parte. Tritare finemente la cipolla e soffriggerla per qualche minuto con un po' di burro e olio. Dopo un paio di minuti aggiungere la sopressa tritata e quando la cipolla sarà appassita, aggiungere il riso. Far tostare finché i chicchi diventano quasi trasparenti ed aggiungere il mezzo bicchiere di prosecco, poi coprire di brodo o acqua con dado, aggiungendo il ciuffetto di rosmarino.
Nel frattempo tagliate sommariamente il radicchio e fatelo saltare in padella con un filo d'olio. Quando sarà ben appassito, salare leggermente ed aggiungerlo al riso in cottura. Qualche minuto prima che il riso sia cotto aggiungere il taleggio tagliato a pezzetti.
Spegnere il fuoco con il riso al dente, tappare per un paio di minuti e servire.
Turista a Pistoia
1 giorno fa
6 commenti:
ecco, un risotto così mi renderebbe felice per giorni: bello da vedere, un profumo ricco di promesse, e poi gustarlo...
'na poesia!
Lux,
i risotti mi danno grandi soddisfazioni, specialmente quelli a base di formaggi, praticamente uno può inventarsi migliaia di ricette con un po' di fantasia.
A presto!
Che dici, te lo rubo? ;-)
Me encanta el risotto! en todas sus formas cuando vi el nombre creí que era a la Cecco pieri jajajaj
No sabía que asi le apodaban a Maximiliano, buen reportaje.
Saludos Flavio!
Sibbbì,
ruba ruba, ma con classe ;-)
Nora,
jajaja, pues tu dile que es el risotto alla Cecco...Pieri, pero como dudo mucho que puedas encontrar "sopressa" en México, te aconsejo ponerle una cucharada de chorizo blandito.
Cecco Beppe era el apodo del hermano mayor, no de Maximiliano!
Hasta pronto paisana!
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