Era da molto tempo che volevo preparare i buñuelos, le croccanti frittelle messicane che si mangiano tipicamente nei giorni di festa negli appositi banchetti con annessa friggitoria su due ruote.
Ed è proprio in un changarrito di questi che, ormai una decina d'anni or sono, assaggiai per la prima volta questo tipico cibo di strada. Mi ricordo ancora, seduto sulla panca gentilmente messa a disposizione dal venditore di buñuelos, nel zocalo di Coyoacán, estasiato per il profumo che usciva dal pentolone dove borbottava questa specie di miele scuro.
Questo infatti è il tipico dolcetto da comprare alle feste paesane, perché difficilmente lo troverete altrove, non è certamente un dolce da pasticceria.
Benché i buñuelos si possano anche mangiare semplicemente zuccherati, la morte loro è con il tipico sciroppo a base di piloncillo. Questo sciroppo era una delle ragioni per cui ero restio a cimentarmi nei buñuelos perché mi seccava non poterlo preparare filologicamente, infatti tipicamente va preparato con un misto di ingredienti tra i quali compare l'introvabile frutto tejocote, il quale assomiglia ad una nespola, ma non lo è.
Di ricette di buñuelos ne esistono diverse, quella di cui parlo è la ricetta dei cosiddetti buñuelos de rodilla, presa dal solito libro di cucina messicana, las fiestas de Friga y Diego.
Esistono altri tipi di buñuelos, come quelli de molde, dalla tipica forma a ruota e i buñuelos tabasqueños, di cui ho una preziosa ricetta passatami dal cognato, a causa dei quali sono in spasmodica attesa della primavera, perché mi servono le foglie del fico del mio giardino.
Ingredienti:
600g di farina tipo 0 (tre tazze circa)
2 uova medie
25g di zucchero di canna (un cucchiaio)
125ml di latte (mezza tazza circa)
4 cucchiai di burro fuso
mezzo cucchiaino di sale
un cucchiaino e mezzo di lievito istantaneo
un cucchiaino di liquore d'anice (opzionale)
per lo sciroppo:
250ml acqua q.b.
4 cucchiai di zucchero di canna tipo mascabado o, meglio ancora, piloncillo o panela.
un cucchiaio di miele
una stecca di cannella
un chiodo di garofano
un cucchiaino di semi d'anice
Procedimento: mescolare la farina con lo zucchero, il sale ed il lievito. A parte sbattere le uova con il burro fuso tiepido e il latte. Versare la farina a pioggia fino ad ottenere un impasto morbido e liscio. Si consiglia l'uso dell'impastatrice, inutile tenerla da soprammobile!
Ricavate un bel salame da questo impasto come nella foto sotto.
Ricavate dalle 15 alle 18 porzioni, se ne fate meno, i buñuelos verranno più grandi, sappiatevi regolare per le dimensioni della padella in cui poi li friggerete. Io ne ho ricavato 18 porzioni che poi ho tirato ad un diametro di circa 20cm scarsi.
Una volta porzionato l'impasto, spennellateli lievemente di burro fuso e copriteli per una mezzora. Poi stendeteli con un mattarello in modo che la sfoglia risulti bella sottile e disponeteli su dei vassoi, per averli pronti al momento di friggerli. Si consiglia di coprirli per evitare che si secchino. Se siete in due, mentre uno frigge, l'altro tira la pasta.
In una pentola mettete lo strutto e quando sarà ben caldo, friggete i buñuelos uno alla volta. Ultimamente li metto a scolare su una retina in verticale prima di passarli su un vassoio con la carta assorbente e vengono benissimo, poco unti, tanto che la carta praticamente non presenta macchie.
I buñuelos si possono mangiare appena fatti oppure anche freddi, con lo sciroppo tiepido. Li potete anche gustare semplicemente con zucchero semolato e cannella macinata, ma io li preferisco con lo sciroppo speziato.
Lo sciroppo si prepara semplicemente sciogliendo a caldo lo zucchero nell'acqua dentro a un pentolino e aggiungendo la stecca di cannella, il chiodo di garofano, li semi d'anice e, se l'avete, il tejocote o la guayaba (aumentate le dosi se ne volete fare di più).
Lo sciroppo deve risultare piuttosto liquido, non denso, per cui basta aggiungere acqua nel caso fosse troppo concentrato.
Dentro a un piatto mettete il buñuelo e poi versateci sopra un mestolo di sciroppo caldo, spezzettando la frittella con le dita.
Inutile dire che leccarsi le dita non solo è ammesso, ma anzi, doveroso.
Turista a Pistoia
1 giorno fa
13 commenti:
Bárbaro!
En mi pueblo al jarabe le ponen también guayaba, no hay cosa que me guste más que una casa oliendo a ese jarabe. Para acompañar hacen un atole blanco de masa muy simple, porque el jarabe ya tiene mucho sabor.
Pero los hiciste con tu rodilla de verdad?. Mi abuela materna usaba su rodilla, tremenda, lástima que ya no esté.
Diana
Buenos días Diana!
No se si en Milán se encuentre la guayaba fresca, pero aquí tejocote o guayaba da igual, como no existen.
Sì, saque mi palote y los hice todos de una vez, luego los freí en manteca de cerdo.
Próxima etapa...churros y picatostes como los hacían en el "Convento" de Coyoacan.
Ciao!
Tlaz
Tlaz, qué increíble, la gastronomía de toda América es tan parecida, en Chile tenemos las sopaipillas, que aunque no llevan los mismos ingredientes que tus buñuelos son muy parecidas en forma y también en el jarabe con la que se comen en algunas ocasiones, principalmente los días de lluvia, te dejo una foto de ellas http://wton.files.wordpress.com/2008/09/sopaipilla.jpg
Se pueden preparar con el jarabe hecho a base de panela que en Chile se llama Chancaca http://www.recetasgourmet.com.ar/images/xcontinente/americas/sur/chile/columna2/sopaipillasurenas/sopaipillas12.jpg o también cubrir con "pebre" una salsa de ají, tomate y cebolla principalmente http://www.linesofflight.net/isittravel/images/foods/sopapilla.JPG de ambas formas es deliciosa, pero a diferencia de la tuya la sopaipilla lleva sólo harina, calabaza o zapallo, manteca agua y sal.
Me encanta conocer parte de tu cultura y tradición, con Nutella
al igual que contigo recorro imaginariamente tu hermoso país gastronómico y eso me encanta.
Gracias por la receta y por tus historias Tlaz.
Hola Milena!
Mira nomas la salsa esa para la sopaipilla con pebre se parece mucho a la de los molletes.
No conozco bien todavia la historia de los buñuelos, pero me imagino que vengan de España y por eso toda latino america tiene unos platos de raiz comun.
Ahorita te toca probar los espaguetti esos que te dije, no salgas para Chile sin haberlos probados! ;-)
Gracias Milena,
hasta pronto!
doveroso leccarse le dita...perché se mangia con le mani.... feliz carnaval!!!
Hola Raquel!
Claro que sí, si no te chupas los dedos significa que no te gustó la comida...
:-)
nonostante sia una ricetta messicana devo dire che mi piace molto forse perchè è un dolce fritto e io amo i fritti nei blog impazzano chiacchiere, castagnole, bomboloni ecc e anche questo mi sembra molto appetitoso un bacio
hahaha,
Carmen, mi hai fatto morire con l'incipit... "nonostante sia una ricetta messicana..."
Secondo me ti piacerebbe molto la vera cucina messicana (cioé quella di cui parlo io di solito), in fondo anche la cucina napoletana ha sicuramente subito influenze spagnole, ad esempio nella pastiera ci va l'acqua di fiori d'arancio che si usa spesso anche in Messico...
La cucina messicana che spacciano qui non è quella tradizionale, è quasi tutta roba d'importazione americana inscatolata, immaginati se la cucina italiana fosse considerata quella dei sughi pronti in scatola o degli spaghetti disidratati.
Devi assolutamente vincere una vacanza in Messico!
:-D
Volevo farti i complimenti per il blog molto accurato e ricco di dettagli, immagini e curiosità interessantissime!
Sabato 21 Novembre farò una serata messicana con i miei amici a e me spetterà preparare il dolce! Credo che questo può andare più che bene o hai qualcosa di particolare da consigliarmi?
Grazie e complimenti ancora!
Ciao Alberto,
benvenuto!
Bella domanda, i fritti in genere sono robe un po' delicate, nel senso che i migliori sono quelli mangiati appena fatti, se no cambiano sapore e consistenza e non sono più come prima.
Io ti consiglierei di fare la cocada, è facile, buonissima, si conserva per giorni e piace sempre a tutti.
Però vedi tu, ecco.
Ciao!
Si, anche io ero orientato verso la cocada, anche se mi sembra un bel "mattone" da digerire! :)
In ogni caso penso la preparerò, grazie per la tua disponibilità!
fantastico, apenas son algnos meses que estoy en Italia y ahorita traigo algo asi como que una cruda, he bebido demasiada nostalgia estos ultimos dias, ha sido muy reconfortante encotrar tu blog Tlaz. Benjamin
Hola Benjamin,
bienvenido y gracias por tu comentario.
A diferencia de México, donde hay varias posibilidades de encontrar productos para cocinar una buena comida a la italiana, aquí es bien difícil conseguir ingredientes mexicanos y mucho menos comer en verdaderos restaurantes mexicanos así que no queda de otra que traer semillas de México y poner nuestra milpita en el jardin.
Un saludo!
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